Cell. +39 333.8604095

Durante il primo anno di vita arriva un momento in cui, a poco a poco, ogni bambino passa da un'alimentazione esclusiva a base di latte, materno o artificiale, e inizia ad assaggiare le “pappe”.
Si parte, di solito, con la frutta poiché il dolce è un gusto che si apprezza fin dalla nascita e che fa parte delle nostre preferenze innate; in questo modo è più facile abituare il bambino a nuovi sapori.
Proprio per lo stesso motivo le verdure più dolci come carote, zucca, patate, e zucchine sono le prime che s'introducono nella dieta del lattante.
Con il passare del tempo la fatica più grande per ogni genitore è proprio quella di far mangiare frutta e verdura ai propri figli.
Non è sempre facile far sì che un bambino mangi ogni giorno la giusta dose di carboidrati, proteine e grassi, ma con una corretta educazione alimentare può essere un po’ più semplice.
Ecco alcuni consigli:
- dare il buon esempio: ogni bambino impara imitando gli adulti che gli stanno intorno, perciò è molto importante che anche i genitori mangino in modo salutare; quando ci si siede a tavola tutti dovrebbero consumare lo stesso piatto e non far mancare mai una giusta dose di verdure;
- coinvolgere il bambino nella preparazione del piatto;
- proporre le verdure a inizio pasto, quando il bambino ha più fame, e cercare di presentarle in maniera simpatica;
- consumare frutta e verdura di stagione;
- riproporre i cibi che vengono rifiutati: non forzare in maniera eccessiva il bambino a mangiare una pietanza che non desidera per far sì che il pasto rimanga un momento piacevole da condividere con la famiglia ed evitare traumi legati all’alimentazione.
Davanti ad un iniziale rifiuto per un alimento nuovo, non eliminarlo dalla dieta, ma continuare a riproporlo dopo un paio di giorni, magari con un cibo che risulta già gradito.

Il colesterolo è un lipide (grasso) indispensabile per il nostro organismo, poiché è coinvolto nella digestione e assorbimento dei grassi, è la base per la sintesi di alcuni ormoni, come ad esempio quelli sessuali, e soprattutto è un componente essenziale della membrana cellulare.
E’ prodotto per la maggior parte dal nostro organismo, e in particolare dal fegato, mentre solo una piccola percentuale deriva dai cibi che mangiamo.
Le principali fonti alimentari di colesterolo sono tutti quegli alimenti che si ottengono dagli animali (carni, uova, latte, formaggi), mentre non è presente nel mondo vegetale.
Il colesterolo può essere scomposto in quello “ buono ” (Hdl) e in quello “ cattivo ” (Ldl).
Il colesterolo Hdl (Lipoproteine ad elevata densità ) viene considerato “buono” poiché sembra ridurre il rischio di infarto e l’insorgenza di malattie cardiovascolari; il suo compito è quello di prelevare il colesterolo in eccesso, presente nel sangue e nelle cellule, e di condurlo al fegato. I suoi valori possono essere incrementati riducendo il peso in eccesso e incrementando l’attività fisica.
Il colesterolo Ldl ( Lipoproteine a bassa densità ) svolge la funzione opposta all’ Hdl, ossia porta il colesterolo alle cellule; se però in circolo ci sono già elevati livelli di colesterolo, il colesterolo Ldl tende a rimanere nel sangue e a depositarsi sulle pareti delle arterie, diminuendo il loro diametro e rendendole, con il tempo, sempre più strette, fino talvolta ad occludersi.
Livelli elevati di colesterolo si correlano con un aumento delle malattie cardiovascolari; per cercare di prevenirle è importante, perciò, seguire una corretta alimentazione:
- preferire cibi e condimenti di origine vegetale, poveri di grassi saturi che contribuiscono ad aumentare i livelli di colesterolo
- aumentare il consumo di pesce, fino a 3-4 volte la settimana e limitare invece il consumo della carne
- limitare il più possibile l’utilizzo di burro, strutto e margarine
- non eccedere nel consumo di salumi e formaggi, massimo 2 volte a settimana, e preferire, comunque, quelli a minor contenuto di grassi
- aumentare il consumo di legumi
- consumare non più di due o tre uova alla settimana.

In questi giorni sulle nostre tavole possiamo, di certo, trovare un po’ d’uva.
Questo frutto è rinomato per le sue importanti proprietà terapeutiche e considerando la sua composizione nutrizionale può essere un’ottima merenda, in queste giornate autunnali, da consumare sia per grandi che piccini.
I pazienti diabetici dovranno limitarsi nel consumo di quest’alimento, poiché l’uva è piuttosto ricca di zuccheri.
L’uva è utilizzata sia fresca, come semplice frutta, sia secca, soprattutto nei dolci; sempre dall’uva si ottiene il succo d’uva e si realizza la produzione di vino.
100 grammi di uva forniscono circa 60 kcal e sono composti, in particolare, da acqua, per l’80%, e da zuccheri, in particolare fruttosio e glucosio, per il 15%.
Molto importante è la ricchezza di sali minerali (potassio) e vitamine (C, B1, B2 e PP) che si ritrovano in quest’alimento, poiché aiutano i processi digestivi.
Inoltre l’uva è un’ottima fonte di antiossidanti(tannini, antociani,..) che contrastano i danni causati dai radicali liberi e di resveratrolo che limita la formazione di colesterolo LDL nei vasi sanguigni.
Circa il 70% dei polifenoli dell’uva è presente nei semi dell’uva, e in particolare nelle proantocianidine conosciute per le loro proprietà benefiche tra cui quella antinfiammatoria, antiossidante e protettiva cardiovascolare.
Proprio quest’ultima qualità va ben evidenziata in quanto le proantocianidine sono largamente impiegate nel trattamento dell’insufficienza venosa periferica cronica e della fragilità capillare.
Anche il resveratrolo è utile nella prevenzione delle malattie cardiovascolari per la sua capacità di ridurre l’aggregazione piastrinica e migliorare il flusso sanguigno.
Le proantocianidine hanno anche una caratteristica anticarcinogenica, e perciò vengono sfruttate nelle terapie chemioterapiche.



L’osteoporosi è una malattia tipica dell’età adulta, strettamente collegata con lo sviluppo della crescita ossea durante l’infanzia e l’adolescenza.
E’ caratterizzata dalla riduzione della massa ossea, in seguito a una carenza di calcio, e dall’alterazione della struttura dell’osso, che spesso comporta un maggiore rischio di fratture.
Dato che non è facile guarire completamente da questa malattia, è, quindi, molto importante cercare di prevenirla.
Sin dalla tenera età è bene adottare uno stile di vita che permetta di sviluppare la maggiore densità ossea possibile, il cui picco massimo si raggiunge intorno ai 25-30 anni.
I principali comportamenti da adottare sono:
-assumere quotidianamente una giusta quantità di calcio (per i giovani dai 10 ai 30 anni occorrono circa 1000-1200 mg di calcio al giorno): gli alimenti particolarmente ricchi di questo minerale sono il latte, i suoi derivati, il pesce e i legumi
-concedersi un’adeguata esposizione solare: 5-10 minuti al giorno, passati all’aria aperta, permettono di introdurre nel nostro corpo la vitamina D, indispensabile per assorbire il calcio intestinale e poterlo fissare nelle ossa.
Anche attraverso l’alimentazione si può assumere vitamina D, seppure in quantità minori, scegliendo i cibi giusti, ad esempio: olio di fegato di merluzzo, salmone, sardine e uova.
-tenere sotto controllo il peso corporeo: evitare di sviluppare, nel tempo, una condizione di sovrappeso e di obesità che vanno ad appesantire le ossa, rendendo più difficoltoso il loro lavoro
-astenersi da fumo e alcol: peggiorano la quantità di massa ossea
-svolgere, regolarmente, attività fisica: aiuta a rinforzare l’osso che si sta formando e permette di mantenerlo più in forma nel corso della vita.
E’ importante anche da adulti e nella terza età continuare a praticare uno sport o comunque mantenersi in movimento con una semplice passeggiata o con un po’ di ginnastica dolce.